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L’ IMPATTO DEL COVID SULLA VALUTAZIONE DELLE RIMANENZE

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La pandemia Covid-19 ha comportato conseguenze non solo per la salute delle persone e per le imprese, ma ha impattato anche sulle modalità di redazione del bilancio e sulla valutazione delle sue poste. In tal senso emerge infatti il problema della continuità aziendale, ma anche della valutazione delle rimanenze.

Il problema della valutazione

A causa del lockdown e dei molteplici provvedimenti introdotti dal Governo, molte aziende hanno dovuto temporaneamente chiudere o hanno ridotto notevolmente la produzione.

Alla luce di questo emerge quindi un problema: come ripartire i costi fissi generali di produzione per valutare le rimanenze?

Il tema della valutazione delle rimanenze viene affrontato all’interno dell’OIC 13, che specifica che i costi generali fissi devono essere attribuiti ad ogni unità prodotta in base alla normale capacità produttiva. In un periodo caratterizzato dal Covid tuttavia, per molte aziende non è stato possibile raggiungere la normale capacità produttiva e se i costi fissi venissero ripartiti tra le unità effettivamente prodotte, si otterrebbe l’attribuzione alle rimanenze di maggiori costi dati dal mancato utilizzo della normale capacità produttiva.

La risposta al problema

Alla luce del problema sopra presentato, l’OIC 13 stabilisce che i maggiori costi attribuiti alle rimanenze in seguito alla ripartizione dei costi fissi sulle unità effettivamente prodotte, devono essere rilevati come costi dell’esercizio. Tali costi, detti costo dell’inefficienza, sono infatti dei componenti negativi di reddito, che rimangono a Conto economico e NON devono essere considerati nella valutazione delle rimanenze.

In uno scenario di produzione inferiore alla normale capacità produttiva quindi, la valutazione delle rimanenze sulla base dei livelli di normale produzione, comporta una minor valorizzazione delle rimanenze e di conseguenza un minor risultato d’esercizio. È proprio questo il costo dell’inefficienza.

Il caso opposto

A differenza del caso sopra analizzato, in questo periodo caratterizzato dal Covid, vi sono state anche delle aziende che hanno raggiunto dei livelli di produzione molto più alti rispetto al solito. Ne sono esempi le aziende che producono dispositivi di protezione personale, disinfettanti o gel igienizzanti.

Anche in questo caso sorge il problema relativo alla ripartizione dei costi generali fissi sulle unità prodotte. A differenza del precedente caso però, sempre l’OIC 13, afferma che la valutazione dovrà avvenire sulla base della capacità produttiva effettiva. In questo modo infatti non solo si rispetta il principio di prudenza, ma si evita anche che il valore delle rimanenze risulti più alto del costo sostenuto per produrle.

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